Buon 2012 !!





Vi auguro un felice e sereno 2012!

Un mio amico diceva che la vita è come una partita di polo ;)







Io aggiungerei che, a volte, è come un match di polo su ghiaccio....

Un caro e sincero augurio, il miglio 2012 per tutti voi!!
un abbraccio forte :)

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Causa limeña (y un poco encebichada) esperando Gaston Acurio :)


Come molti di voi saprete, a Identita Golose 2012 sarà presente lo chef stellare del Perù, Gaston Acurio.
Il Perù e un popolo di grandi civiltà che convive all'ombra della loro "grande" cultura Incaica.
Italiani, spagnoli, giapponesi, portoghesi e Africani formano parte di questo meltin pot dove, neanche a dirlo, la gastronomia si esprime facendola da padrone.
In più, sono anni che questa cucina ha iniziato il giro del mondo.
Parlare di cebiches, tiradito o Pisco Sour ci riporta subito in quel particolare paese pieno di contrasti forti, tanto quanto le sue altezze e profondità geografiche.
Questa diversità di territorio fa che le risorse alimentari siano varie e ricchissime, una per tutte il pesce e i crostacei ma anche le patate e tuberi diversi della zona andina e i frutti esotici nella parte amazzonica.
C'è un piatto meno conosciuto ai più, che è di grande tradizione: la causa limeña.
Basicamente la causa è una torta salata con degli estratti di patate gialle passate al setaccio con crema di peperoni gialli, limone e sale. Sopra questa base di patate si adagiano anche a forma di torre, verdure, pesce, uova oppure pollo cotto e tagliato a striscioline sottili e amalgamato con maionese o salsa cocktail e sempre con un po' di crema di peperoni (ajies) gialli.
Un tempo veniva fatta una grande torta che veniva servita fredda e tagliata a fette. Oggi si preferisce il tortino monoporzione o, addirittura il finger food.
È un piatto succulento ed equilibrato dal punto di vista nutrizionale. Si utilizzano delle materie prime che il Peru ne possiede abbondantemente: patate gialle, pesce o crostacei, verdure tipo mais, carote, tanti ajies gialli, ecc.
Il nome invece, devo dirlo, è inquietante!
Come Sudamericana che sono , non posso dimenticare che "la causa" ai miei tempo di gioventù a Buenos Aires aveva delle connotazioni ideologiche e politiche: i militari avevano la loro causa, quelli che ne erano contro di loro, naturalmente avevano la loro.
Avete visto il film "La Casa degli Spiriti"? basato sul libro di Isabel Allende, riflette perfettamente il concetto, ecco, Trueba (jeremy Airons) aveva una causa, Antonio Banderas ne aveva un'altra e il figliastro di Trueba, diventato militare un'altra ancora.
Per fortuna i '70, '80 e '90 sono passati (ho detto per fortuna???!!!).
Oggi la causa è diventata gastronomica e terribilmente gourmand!
Come tutte le ricette della tradizione, ogni famiglia avrà la sua ma, questa, che è la classica ricetta di base, a partire dalla quale (come il cebiche) si può creare all'infinito.



Vi lascio una canzone-mito per noi Sudamericani, cantata dalla mitica Mercedes Sosa:)


Io l'ho fatta con granchio e ho preparato sia i finger food, sia il tortino monoporzione da tagliare solo con la forchetta, dato che gli chef peruviani sostengono che la causa deve essere morbida come il burro. Questa è la causa, creare la base perfetta di patate, sia come sapore che come consistenza.
Ero tentata di farla con il pollo che è decisamente più invernale ma non ci riesco, per me la causa deve essere ripiena di pesce, altrimenti il mio cervello argentino va a finire che lo sente come un pastel de pollo e, sinceramente non è la stessa cosa.
La base di patate della causa non è un purè.
I peperoni gialli che usano loro si chiamano rocotes e io non sono riuscita a trovarli. I rocotes sono molto piccanti, tanto che vanno bolliti per 3 volte in acqua e un goccio di latte che aiuta a togliere il piccante.

Ingredienti:
Per la causa di patate:
1 kg di patate gialle
100 ml di olio di semi (ho usato mais)
100 ml di salsa di peperoni gialli
2 limoni spremuti
Sale e pepe bianco q.b.

Per il ripieno della causa:
Foglioline di insalatina

200 grammi di polpa di granchio
1/2 cipolla
1 lime spremuto per il granchio
sale e pepe bianco q.b.
1 cucchiaio di maionese

Salsa di ajies gialli:
1 cipolla
2 peperoni gialli passati in forno (in cartoccio) e privati dalla pelle
Succo di 2 lime
olio di semi q.b.
sale e pepe q.b.


Cuocere le patate in abbondante acqua salata sino a che siano molto tenere.
Passare per lo schiacciapatate, lasciar raffreddare e iniziare ad impastare le patate con la mano aggiungendo poco alla volta l'olio, la salsa di peperoni gialli, il limone, sale e pepe.
Preparare la polpa di granchio (che io avevo già cotto e che ho comunque marinato in limone, sale e pepe, per questo è solo un po'encebichada ;))
in un mixer disporre la polpa, la cipolla, il succo di limone, sale e pepe, mixer e alla fine aggiungere la maionese mescolando bene.
Con un coppapasta iniziare con un bel cucchiaio di causa, un cucchiaino di salsa di peperoni, insalata, ancora un estratto di causa, il granchio e per finire ultimo estratto di causa. Decorare a piacere con avocado, fettine di u uova sode, valerianella ecc. massima libertà!
Se invece fate la versione mignon, formate con la causa di patate una polpettina alla quale farete un buco in mezzo, disponete un bel cucchiaino di granchio e decorate a piacere.

Salsa di peperoni gialli:
Disporre tutti gli ingredienti nel mixer e omogeneizzate molto bene.

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Dattero farcito con acciughe e fritto in tempura di panettone di Cracco



Come promesso.
Vi dico solo che Cracco, nella sua ricetta originale, usava il gastronomico, io non ce l'avevo quindi ho usato il panettone ;)
È un bocconcino tutto sommato semplice a patto che abbiate una certa dimestichezza con la tempura che deve essere più chiara della mia ma, senza termometro, non ho potuto monitorare la temperatura e, come vedete, sono più dorate del dovuto!
È successo che, purtroppo, nel momento che ero pronta ad eseguire questo piatto, il mio termometro ha deciso di abbandonarmi, probabilmente la batteria... vedrò domani.
Il sapore è davvero particolare dato che il dattero non si sente quasi ma va a ammorbidire il sapore delle alici e a creare un polposo contenitore, tutto da mordere :) la pastella ha dei grandi profumi che stanno insieme divinamente (birra, panettone).
Nel libro si consiglia l'abbinamento con un Capichera Vendemmia Tardiva, 2007, Capichera. Io, sinceramente li ho consumati a pranzo con la birra avanzata dalla pastella e, devo dire, ho trovato l'abbinamento semplicemente divino, la birra fa di questo bocconcino un sapore rotondo, un tutt'uno!
Trascrivo fedelmente la ricetta di Cracco.

Ingredienti
40 g di Gastronomico sbriciolato al mixer
4 datteri freschi
4 filetti d'acciuga sott'olio
40 g di farina di riso
40 g di farina 00
30 g di birra
500 g di olio di semi
4 g di sale fino

Preparate una pastella per tempura unendo le due farine, la birra fredda e il gastronomico. fate riposare la pastella in frigorifero per almeno un ora. Private i datteri del seme, farciteli con i filetti d'acciuga e passatelli nella pastella.
Mettete l'olio di semi in un pentolino, portatelo a 160 gradi e friggete i datteri per circa 2 minuti. Scolateli dall'olio e aggiungete un pizzico di sale.
Servire subito, ancora caldi.

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Meringhe al nero di seppia, baccalà mantecato e arancia candita


Questi amouse bouche li ho sognati  qualche settimana fa.
Succedeva che dovevo portare per un ballo in bianco e nero, dgli aperitivi proprio black&withe.
Mi sono svegliata fulminata dall'idea delle meringhe al nero di sepia con baccalà mantecato.
Dopo un paio di sperimenti (utilizzando anche  colorante alimentare nero), sono arrivata a questa ricetta.
Non vengono proprio nere come il carbone ma di un colore grafitte scuro che però, in contrasto con il bianco del baccalà, acquisisce sicuramente corpo.
Il sapore è equilibratissimo a patto che non risparmiate nella quantità di baccalà,  perfetto per gli amanti dell'agrodolce come me.
Facciamo così, siccome siamo alle porte della vigilia, il baccalà lo comprerete nella migliore gastronomia della vostra città, per i canditi sarebbe meglio fargli in casa come me, in quel caso utilizzerete quelli.
La ricetta delle meringhe la trovate qui. Io ho utilizzato 2 albumi pesati e, quindi stessa quantità di zucchero a velo e di zucchero semolato. Stessa procedura..
Alla fine aggiungete con un cucchiaino 4 g di nero di seppia mescolando bene e dopo, sbattendo con la planetaria in modo che il colore sia omogeneo.
Non farete delle meringhe di forma tradizionale ma delle cialdine piatte rotonde o dalla forma che preferite.
La differenza è che dovrete cuocerle 2 ore invece che 1 ora e mezza, sempre a 100°.
Un paio di consigli: calcolate 2 a testa, di più farebbe la bocca troppo nera (con il nero di seppia succede, si sa ;))
Queste che vedete nella foto sono piccoline, si mangiano in un sol boccone, fortemente consigliato!!
Dovete farle  prima di consumarle, altrimenti la meringa si ammorbidisce.
Abbondate con il baccalà, incredibilmente prevale il sapore della meringa. Se utilizzate poco baccalà non si sentirà nemmeno.
Per i canditi all'arancia, io ho messo un solo quadratino che, improvisamente, aggiunge una profumata accidità, una sorpresa insomma. Se queste sorprese vi piacciono tanto potete magari includere un'altro quadrattino al baccalà, ma non direi, basta solo uno.

Ci ritroviamo prestissimo con un'altro amouse bouche, questa volta di Carlo Cracco.
Un abbraccio a tutti :)

Gennaro Esposito al Salone Internazionale del Gusto di Montegrotto PD


Come tanti comunicati stampa hanno divulgato, si è tenuto Lunedì 12 Dicembre l'educational di Gennaro Esposito "La cucina della mia terra", preso l'albergo Miramonti di Montegrotto Terme a Padova, all'interno della settimana organizzata dalla Scuola Internazionale del Gusto.


Con grande felicità e interesse, ho potuto partecipare e fare delle foto, nonchè degustare un paio dei piatti realizzati.


Mi ha fatto molto piacere  rivedere Gennaro con la sua grandissima professionalità, energia e simpatia.
Una grandissima passione la sua, che non si ferma di fronte a niente.
Oltre alla sua competenza professionale trovo che sia un grande oratore entrando in perfetta e agile comunicazione con la gente, semplice, aperto, efficace.
Ho visto al lavoro anche Giuseppe di Martino che trovo davvero molto bravo, metodico e concentrato. Nel tourbillon di quello che è stato il suo lavoro(ne) di Lunedì ha persino notato una piccolissima imperfezione di un piatto destinato al servizio (io ero li a fianco chiedendomi se lo avrebbe visto :)) insomma, bravissimo e attento ad ogni minimo particolare.
L'educational prevede la preparazione di 4 piatti di Esposito.
Il primo: Baccalà marinato in casa, salsa di spugnilli del Vesuvio, julienne di cipollotto nocerino e biscotto di grano arso (nella foto qui sotto)


La parte interessante non solo consiste nella spiegazione della preparazione del piatto ma anche delle caratteristiche di questi prodotti che sono tipici del territorio Campano.
Spiegazione che ha dato un valore aggiunto a noi presenti, ristoratori, giornalisti ed io, foodblogger, provvenienti dal Triveneto, dalla Slovenia e dalla Croazia.


Il secondo piatto eseguito: Risotto con cymosa Italica e limone, mantecato con pelle di burrata e triglia marinata allo zenzero candito.








Nelle mani di Esposito vedete qui uno dei piatti più emozionanti e divertenti che io abbia mai mangiato :)
"Zuppa di tarallo di Agerola, conserva di pomodoro e varietà di pesce azzurro"

Succedeva all'interno dell'educational che, a ricetta eseguita, venivano allestiti solo tre piatti che tutti guardavano con grande trasporto ma che nessuno osava assaggiare.
Finita la zuppa di tarallo, peraltro molto scenografica, tutti i fotografi erano lì sul bancone, cercando di inmortalare cotanto tripudio di colori e consistenze, percepite anche a occhio nudo.
A quel punto non ho resistito, ho chiesto un cucchiaio a Esposito :)
Di fronte agli sguardi invidiosi di tutti ho assaggiato questa zuppa dove la "sorpresa" doveva essere la conserva di pomodoro. In verità ho trovato tutto il piatto una grande sorpresa.
Ribbadisco divertente dato che ogni pesce adagiato sulla zuppa è di diverso tipo e cotto con diverse tecniche di cottura: affumicato, crudo, marinato, cotto con la foglia di limone a bassa temperatura. Ogni boccone era una scoperta che mi rallegrava ed eccitava il palato ad una nuova scoperta, sempre sulla base rassicurante della zuppa di tarallo, sulla quale tornare ogni tanto per poi ripartire !
Talmente divertente che a ogni quadrato di pesce si potrebbe assegnare un nome;) un piatto giostra, un grande amouse bouche :))
Un piatto che mangerei tutti i giorni senza stancarmi mai!
Inutile dire che avrei fatto il bis ma, a quel punto, non ho avuto il coraggio nemmeno io.



Per finire, la ormai conosciuta e da me apprezzatissima "Zuppa di pasta mista con piccoli pesce di scoglio" impiattata in tante ciotoline.
E qui, naturalmente, abbiamo parlato i pasta.
Gennaro Esposito ha spiegato ai presenti la corretta cottura al dente della pasta, in particolare degli spaghetti, cottura facilmente verificabile utilizzando il vetrino. Semplicemente si adagia uno spaghetto dentro il vetrino chiudendolo. A quel punto, al centro dello spaghetto schiacciato non deve vedersi la animella che è una righina bianca centrale, che indica che lo spaghetto non è ancora cotto.
Oltre alla corretta cottura si è parlato di qualità della pasta, di semola, semolini e temperatura di essicazione della pasta a bassa temperatura, aspetto rilevabili dal colore della pasta che deve avere lo stesso colore giallo chiaro della semola. Se la pasta è esicata ad alta temperatura diventa di colore più oscuro e, sicuramente risulterà gommosa una volta cotta, a discapito della masticabilità delle paste di qualità, aspetto per me molto importante.


La giornata è finita con grande entusiasmo e soddisfazione da parte di tutti i partecipanti, in una sala gremita da quasi un centinaio di persone addette ai lavori.
Una grande occasione per conoscere una delle più alte cucine  italiane, dotata di grandissima personalità :)



La Busecca di mia nonna Maria e una storia romantica segreta ;)



Vi racconto una storia.
Maria era la mia nonna italiana, la madre di mio padre.
Una vita abbastanza avventurosa la sua dato che, a 20 anni si è sposata per poter fuggire a Buenos Aires con mio nonno Antonio, ricco possedente terriero del Bresciano.
Sono fuggiti perché la famiglia di mio nonno non accettava questo matrimonio con una contadina, anche se le terre erano comunque sue.
Erano tutti e due bellissimi, lui altissimo, quasi due metri, fisico scolpito, naso e labbra prominenti, ambizioso e testardo. Lei piccola, delicata, con lunghissimi cappelli biondi, viso perfetto.
In Argentina mio nonno ha fatto subito fortuna con i trasporti, nel giro di 5 anni aveva una delle flotte di camion per trasporti più importanti della capitale.
Purtroppo è morto a 40 anni di leucemia.
Mio padre, che aveva a quel tempo 15 anni, (mia zia 8 mesi), si è messo a lavorare tutte le notti con un tornitore. Da li in poi, a 21 anni aveva la prima azienda produttrice di condizionatori in Argentina, la vecchia Surrey-plametal (forti questi uomini della mia famiglia!).
Ve la faccio breve, mia zia, in un viaggio in Italia ha conosciuto mio zio, si è sposata con lui e mia nonna è andata a vivere con lei a Trento.
Mio padre, dopo tante scorribande da bon vivant, ha deciso di sposarsi a 38 anni con mia mamma.
Mia nonna veniva a stare con noi dei mesi a Buenos Aires e, ogni tanto, tra un risotto alla milanese emozionante, un ossobuco e una polenta e osei, diceva: hoy voy a fare la busecca!Mia nonna Maria era la massima espressione del itañol parlato, un vero delirio da mal di testa.
E lì si metteva a cucinare e cantare canzoni del nord tipo mazzolin di fiori, stella alpina ecc, quando di colpo ( ogni volta) irrompeva con 'o surdato 'nnammorato e, davvero questa, anche se abbiamo sempre voluto delle spiegazioni, non la abbiamo mai capita ;))
Diceva mia nonna che la busecca è come il ragù, ognuno ha la sua ricetta, la sua era dolcissima per la forte presenza di carote, con una buona acidità data dai pomodori. Lei utilizzava un buon brodo di carne e verdure, molto sapido. Non serve dire che adoro questo piatto :))

Un'altra volta vi racconterò la storia di mia nonna Lucia, che con il suo matrimonio combinato, davvero, non era da meno!

Ingredienti per 2:
500 g di trippa di vitello
3 carote grosse tagliate a cubetti piccoli
1 grossa cipolla tagliata sottile
3 foglie d alloro
2 denti d'aglio schiacciati
4 pelati
1 tazza di sugo di pomodoro
1 litro di brodo di carni e verdure miste già salato
100 g di pancetta dolce tagliata a cubetti
olio evo
sale q.b.
pepe q.b
grana padano grattugiato

Lavare e pulire molto bene la trippa, lasciarla a bagno qualche ora cambiando l'acqua spesso. Risciaquarla e tagliarla a striscioline sottili.
In una casseruola imbiondire l aglio e la cipolla in due cucchiai d'olio, aggiungere la pancetta e poi la trippa mescolando sempre bene per insaporire il tutto. Aggiungere i pelati e le carote e, finalmente il sugo di pomodoro, l alloro e la meta del brodo che deve coprire appena tutti gli ingredienti. Coprire e far sobbollire per 2 ore e mezza - 3 ore sino a che la trippa sia molto morbida. Aggiungere man mano del brodo rimanente.
Aggiustare di sale e pepe, servire con del grana.

Un abbraccio, buon week end a tutti:)


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Biscotti allo strutto e marmellata di ribes (non fatevi ingannare)




Ma che carini questi biscottini, ha detto una mia conoscente. Sono perfettini come te!! bellini!!! saranno sicuramente così delicati.... burrosi.....(#}%*+] :(
Intanto che lei parlava ho pensato che questi biscottini mi somigliano proprio, carini, semplici all'apparenza, quasi innocenti...il cuore è di strutto però, saporito, forte, presente ed elastico, con quella ironia acidula che talvolta mi prende, come la marmellata di ribes.
Oohhh, ma che saporiti, esulta! sorprendenti! ma cosa ci hai messo?? ohh niente, rispondo, sono banali frollini al burro (e vai a quel paese) ;))
Potrebbero essere anche biscottini di Natale ma, vi confesso, quest'anno la regina di casa, sempre stata regina del Natale, sogna piacevoli tropici e, difatti, l'albero di Natale ancora non sta in piedi in questa casa, e la scatola dei bikini è ancora nel primo ripiano del mio armadio, piuttosto che in quello più alto, come se aspettassi che qualcuno mi dicessi: dai...partiamo...
"La regina si annoia" diceva ogni tanto mia mamma.

Passiamo a cose serie: la frolla con lo strutto e STELLARE!! la preferisco a quella al burro. Del resto io lo strutto lo adoro, lo utilizzo ad esempio per le mie empanadas, al posto dell'olio in certe preparazioni, insomma, a casa non manca mai.
Ho usato la marmellata di ribes che sgrassa bene il sapore di questa frolla creando un equilibrio perfetto.
Non avendo una ricetta collaudata, tempo fa ho chiesto su Facebook questa ricetta e ne ho avuto 4 da Claudia, Manuela e Lydia alle quali ringrazio di cuore. Le proverò tutte e quattro ma ho deciso di iniziare con la prima, quella di Claudia C. deliziosa amica di FB. Grazie Claudia, ecco la tua ricetta deliziosa che trascrivo qui:

500gr. farina 00
175 gr. strutto
175 gr. zucchero
1 uovo intero
50gr di acqua o latte o miele
2gr. di ammoniaca
1/2 bustina di lievito
i semi di una bacca di vaniglia
scorza del limone grattugiata

Il procedimento è lo stesso della frolla al burro:
miscelare prima tutti gli ingredienti liquidi con lo zucchero e poi aggiungere la farina, l’ammoniaca e il lievito. In ultimo gli aromi.
Formare la palla e mettere coperta con la pellicola in frigo per un'ora :)
Stendere l'impasto con il matterello e formare dei biscottini oppure utilizzarla per una crostata con marmellata a scelta.
Infornare i biscotti per 6 minuti a 180 gradi, sino a vederlo appena dorati.
Riempire con la marmellata e unirli.

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Bolo de laranjas e ricordi di vacanze fanciullesche ;)



Questa è una tipica torta brasiliana fatta con le arance intere previamente bollite.
Soggetto di tanti ricordi di vacanze fanciullesche in Brasile, da Rio grande do Sul a Curitiba, Da Rio de Janeiro a Maceiò, con le mie amiche mangiavamo questa torta in spiaggia oppure un bellissimo e buonissimo choclo (mais) con sale grosso :) altri tempi!
A dire il vero avevo visto tanto tempo fa una ricetta simile fatta da Delia Smith ma non ho la sua ricetta :(
Il risultato è una torta molto umida, della consistenza un po' diversa alle nostre torte, con un marcato profumo di arance e con una spiccata acidità.

Ingredienti:
400 g di arance biologiche dalla buccia sottile
200 g di farina di mandorle
150 g di zucchero
60 g di farina 00
4 uova grandi
2 cucchiaini di lievito

La sera prima fate bollire le arance con la buccia, ben lavate in abbondante acqua per 1 ora. Cambiate l'acqua e fatte bollire ancora un ora sino a che diventino tenere.
Lasciate raffreddare, tagliate le arance a fettina, prelevate i semi, strizzatele e lasciatele in un colapasta tutta la notte in modo che perdano tutta l acqua.
Il giorno dopo: accendere il forno a 180 gradi, strizzate ancora le arance se necessario, versare le arance in un mixer e ridurle a purè.
Aggiungere di seguito le uova e lo zucchero e continuate a mixare.
Incorporare la farina di mandorle, la farina 00 e il lievito e omogeneizzate bene con il mixer.
Imburrare e infarinare una tortiera apribile di 22-24 cm oppure, come ho fatto io, in due stampi piccoli di plum cake.
Infornare per 1 ora.
Nella ricetta originale, questa torta andrebbe mangiata 24 ore dopo, non capirò mai perché dato che il piccolo plum cake è finito in giornata mentre il secondo l'ho dato a mia figlia da portare a casa di una amica.

Buon inizio settimana a tutti, besos :)


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Paccheri ripieni di broccolo di Creazzo e persico al profumo di limone



Il broccolo fiolaro di Creazzo!!! lo adoro! Cresce nelle colline Vicentine e quindi è un ortaggio tipico del Veneto. Trascrivo qualche dato da siti specializzati: un tempo era definito come cibo dei poveri, il suo nome deriva dalla presenza di germogli inseriti lungo il fusto della pianta, conosciuti in termine dialettale come fioi (ovvero figli) e che vengono cotti in padella, insieme alle foglie più giovani, come una vera prelibatezza.
Si tratta di un prodotto che ha la particolarità di non assomigliare né per forma, né per gusto alle altre varietà di broccolo.
La sua produzione avviene durante tutto l'inverno, da fine novembre a tutto Gennaio.
Viene raccolto nel periodo delle gelate: questa è la sua peculiarità, che lo rende anche più gustoso. La pianta infatti per difendersi dal freddo limita la presenza dell'acqua nei tessuti e aumenta la concentrazione di sali e zuccheri, diventando così più saporito. Inutile dire che è ricchissimo di antiossidanti!
Testimonianze affermano che Johann Wolfgang von Goethe nel 1786 ebbe modo di assaggiare questa specialità e ne rimase favorevolmente colpito.

È molto apprezzato anche da Carlo Cracco (vicentino lui). Famosa e la sua zuppa di broccolo fiolaro, cozze, vongole e rigatoni (che cucinerò a breve ;)
Ieri per pranzo ho fatto questi paccheri in piedi, ripieni del amato fiolaro, persico e zest di buccia di limone, il risultato è a dir poco entusiasmante!!
Portate pazienza, ho fatto un po' a occhio ma cercherò di ricostruire le quantità ;)
Dovete state attenti con la cottura dei paccheri dato che non devono rompersi e devono stare in piedi quindi, cottura al dente in una pentola grande in modo che le vibrazioni dell'acqua bollente non creino fratture nella pasta, mi spiego?

Ingredienti per 20 paccheri ripieni
300 g di persico tagliato a cubetti piuttosto piccoli
300 g di broccolo fiolaro di creazzo
1 dente d'aglio
1 peperoncino piccolo
olio evo
60 ml di soave
sale
pepe bianco Muntok
la buccia grattugiata di 1/2 limone biologico
20 paccheri cotti al dente in abbondante acqua salata

Pulite i broccoli e tagliateli piccoli.
In una padella mettere olio, aglio e peperoncino e rosolare appena, in modo che si insaporisca l'olio. Aggiungere i nostri broccoli e cuocerli 5 minuti a fuoco piuttosto alto. Aggiungere il pesce, mescolare velocemente, sfumare con il vino bianco, aggiustare di sale e pepe.
La cottura deve essere veloce in modo che il persico rimanga cotto ma tenero.
Spegnere il fuoco e aggiungere la buccia di limone.
Una volta presi i paccheri con la schiumaiola e con massima delicatezza vi conviene adagiarli su un tagliere e riempirli subito.
Se volete, potete passarli in forno ventilato un paio di minuti, non per gratinarli ma perché sicuramente, dopo l operazione di riempimento, si saranno raffreddati.
Io ho accompagnato con una crema di patate alla quale ho aggiunto zest di limone, questo solo perché avevo del pure di patate tra le mani e ho voluto provare, sinceramente mi è piaciuto;) Qualcuno, inorridito mi ha chiesto dove era il sugo di pomodoro... non so se ci stia, io questi paccheri credo di preferirli bianchi. Forse con una besciamella al limone?

Baci a tutti, buon fine settimana :)






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Torta di farina di castagne, arancia e pepe lungo in guscio di cioccolata e con la colonna sonora giusta


Deliziosa davvero, non pensavo!
Dico non pensavo perché non amo moltissimo i dolci con la farina di castagne, tipo castagnaccio, invece questa torta è morbida, con un netto sapore di castagne dolci, e molto raffinata nella sua rusticità.
Ho deciso di aggiungere della scorza d'arancio per dare un Po di acidità sollevando quel sapore autunnale tipico delle castagne e, siccome per la prima volta in vita mia, invece di amare l'autunno, sogno solo mari esotici, piacevolmente deserti e in buona compagnia, ho aggiunto del pepe lungo macinato, il tutto avvolto in un guscio di cioccolato fondente 75%.





Per ammorbidirla un po l'ho farcita con una pasticcera abbastanza fluida profumata con scorza d'arancio, Grand Marnier e pepe lungo.

Intanto la colonna sonora giusta per degustarla, versione della divina Aretha Franklin :)
Mi sono ricordata che questa canzone mi piaceva così tanto, che milioni di anni fa la suonavo al pianoforte, altri tempi! per fortuna che esiste la musica :))



Ingredienti:
200 g di farina di castagne
100 g di farina 00
200 g di burro ammorbidito
4 uova grandi (se sono piccole 5)
160 g di zucchero
1 cucchiaino di lievito
100 ml di latte
25 ml di grand marnier
1 pizzico di sale
la scorza grattugiata di 1 arancio

Per la crema pasticera
200 g di latte intero fresco
50 g di panna fresca
2 cucchiai di Grand Marnier
scorza di mezzo arancio (solo la buccia priva della parte bianca)
75 g di tuorli a temperatura ambiente
75 g di zucchero
17 g di maizena
1 pepe lungo grattugiato

Montare i tuorli con lo zucchero, aggiungere la scorza, la polvere di pepe lungo e alla fine la maizena.
Intanto fare bollire il latte con la panna e il Grand Marnier, aggiungere le uova montate e mescolare con la frusta energicamente.
Far raffreddare la crema coprendola subito con pellicola

La preparazione della torta:
Accendere il forno a 180 gradi.
Nella planetaria sbattere le uova con lo zucchero e il sale per una decina di minuti. Aggiungere poco alla volta il burro a pomata sbattendo sempre. Aggiungere la scorza d'arancia.
Mescolare le due farina più il lievito, setacciare e aggiungere poco alla volta mescolando dal basso verso l'alto con il leccapentola alternando con il latte mescolato al Grand Marnier.
Foderare con carta da forno uno stampo da 28 cm oppure due piccole torte, come ho fatto io.
Infornare 30-35 min. Lasciar raffreddare su una griglia.
Tagliare a metà e farcire con della crema pasticcera all'arancio e pepe lungo.

Per il guscio di cioccolata:
300 g di cioccolato fondente 75%
2 fogli di carta da forno
Sciogliere il cioccolato a bagnomaria con un cucchiaino di burro. Temperare il cioccolato.
Spalmarlo su un foglio di carta da forno lasciando almeno 5 cm di bordo su tutto il perimetro. Posare sopra un'altro foglio di carta da forno della stessa misura e arrotolarlo su se stesso. Più piccola è la torta, più stretto dovrete arrotolare in modo di formare poi bastoncini dalla sezione più piccola (Donna Hay docet ;).








lasciatelo raffreddare arrotolato al fresco. Una volta solidificato il rotolo di cioccolato, srotolatelo con delicatezza e in questo momento, spaccandosi, si formeranno delle stecche dalla sezione ricurva.
Spalmate di pasticcera i bordi della torta e attaccate a questa le stecche di cioccolato, una a fianco all'altra senza lasciare spazi.
Decorate al centro con qualche filo di buccia d arancia candita.

Buona settimana a tutti voi, un abbraccio :)

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La scuola internazionale del gusto a Montegrotto Terme, Padova


Una piccola comunicazione di servizio per chi possa essere interessato a partecipare.
Affrettatevi, i posti sono limitati!
Trascrivo fedelmente il comunicato stampa:

La Scuola Internazionale del Gusto presenta

“La cucina delle terme, la cucina del territorio”

Dal 11 al 18 dicembre ritorna l’originale kermesse che anche quest’anno valorizza, in un gemellaggio ideale, i prodotti tipici delle zone termali di Montegrotto Terme, Grado,
Merano e Cortina con le tradizioni enogastronomiche dei loro territori.

Terra, laguna e montagna, eccezionalmente e squisitamente insieme, sulla stessa tavola.

E’ l’originale “ricetta” con cui ritorna anche quest’anno a Montegrotto Terme (Pd), l’appuntamento con “La Scuola Internazionale del Gusto” dedicata a “La cucina delle terme, la cucina del territorio”: le delicate ricette del benessere delle storiche zone termali di Montegrotto Terme, Grado, Merano e Cortina incontrano i sapori più tipici dei loro territori.

La “Scuola Internazionale del Gusto” è un ’iniziativa ideata e voluta dal Comune di Montegrotto Terme, quale laboratorio permanente di ricerca, incontri ed eventi intorno ai prodotti della tradizione enogastronomica italiana. E’ nata con l’intento di essere esperienza e vetrina di questo straordinario patrimonio, promuovere la sua varietà e qualità, e rendere queste eccellenze motore propulsivo del turismo.

Una settimana con menù a tema, serate speciali e una grande cena di gala finale.

Dal 11 al 18 dicembre nei ristoranti “Cencio” e “Da Mario” di Montegrotto Terme gli ospiti potranno apprezzare un menù a tema, che sarà introdotto con una serata speciale e poi riproposto nella cucina del ristorante per l’intera settimana. I menù, realizzati a 4 mani dagli chef locali insieme a quelli del territorio “ospite”, uniranno i sapori tipici della cucina dei colli alle bontà delle valli bellunesi, ai tesori di mare della laguna di Grado e alle saporite tradizioni delle cime altoatesine.

Un matrimonio di prodotti tipici del territorio, ricette e creatività orchestrati da 6 chef della cucina italiana che si incontreranno tutti insieme il 18 dicembre in un’ultima serata di gala finale presso il prestigioso Hotel Miramonti (Montegrotto Terme).

Sempre presso l’Hotel Miramonti lunedì 12 anche un momento esclusivo tutto dedicato ai professionisti e alla stampa del settore: un educational presieduto da Gennaro Esposito, chef del ristorante “Torre del Saracino” (Vico Equense, Napoli), allievo di Gianfranco Vissani e di Alain Ducasse, giudicato oggi uno dei più talentuosi protagonisti della cucina italiana.

Per informazioni,
Info e Ufficio Stampa PAPAGENO
Dott.ssa Maria Chiara Zanatta Tel/Fax 0422 307153 – e-mail: eventi@papagenonline.it

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Meringhe al dulce de leche salato e noci


Ieri mi sono svegliata prima dell'alba con un pensiero fisso:le meringhe variegate al cioccolato di Donna Hay, viste sulla sua nuova app.
Per due giorni ho pensato di farle, ma variegate con dulce de leche che, per non fare l insieme troppo dolce, doveva per forza essere un dulce de leche salato e, neanche dirlo, con il dulce de leche le noci vanno a nozze.
Dovete sapere che io ho in sala un grande contenitore di vetro dove tengo sempre delle meringhe da servire con il caffè. Nessun rischio, io le meringhe le mangio raramente (troppo dolci) e quindi durano parecchio.
Immaginavo questo elegante contenitore pieno di queste bellissime meringhe bianche variegate con degli spirali color caramello.
Subito all'opera, faccio la ricetta di base, aggiungo il dulce de leche e scopro che variegate bicolore non verrano, la meringa aveva assunto un chiarissimo beige caldo al quale, prima della cottura, ho spolverizzato delle noci tritate.
Il risultato è stato davvero stupefacente!!
Per l'effetto variegato ci riproverò sicuramente ;))
Per questa ricetta dovete pesare gli albumi e ripetere lo stesso peso sia di zucchero a velo sia di zucchero normale (consiglio finissimo tipo eridania).
La sera prima preparerete il dulce de leche che si rapprenderà in frigo tutta la notte.

Ingredienti per 80 meringhe piccole:
4 albumi a temperatura ambiente (130 g)
130 g di zucchero a velo
130 g di zucchero
1 cucchiaino da caffè di aceto di mele
100 g di noci tritate
4 cucchiai di dulce de leche fatto con 1 l di latte intero, 260 g di zucchero e 2 cucchiaini rasi da the di sale di maldon (vedere qui la ricetta).

Accendete il forno a 100 gradi.
Pesate gli albumi. Calcolate lo stesso peso di zucchero a velo e di zucchero normale. Setacciare gli zuccheri insieme.
Iniziate a montare gli albumi e aggiungete poco alla volta la meta degli zuccheri Messi già insieme e setacciati, aggiungere l'aceto.
Continuare per una decina di minuti, abbassare la velocità dello sbattitore e aggiungere lo zucchero rimanente.
Pendere il dulce de leche salato e mescolare il meno possibile con un leccapentola in modo che vi rimangano delle strisce di dulce ( forse voi ci riuscite).
Inserire il composto in una tasca da pasticcere e formare delle piccole meringhe.
Spolverare le noci tritate e infornare 1 ora e mezza.
Vi auguro una buona settimana a tutti :)

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Lingua con chimichurri verde (io adoro le frattaglie :)


Credo che sia la terza ricetta di frattaglie che cucino per questo blog.
Resta il fatto che io ami tantissimo le frattaglie.
In genere le frattaglie mi piace mangiarle alla piastra e, magari, accompagnate da qualche salsina. Solo il fegato lo cucino più elaborato, tipo alla veneziana.
Le mie preferita sono senza dubbio le animelle e il rognone.
Senza volervi inorridire aggiungerei che sono deliziosi i testicoli del toro, che sono tipici nelle churrasquerias brasiliane e la ubre della mucca da latte (di razza Holando Argentina, quella bianca pezzata nera) di una morbidezza incredibile e con un caratteristico sapore latteo, appunto.
Oggi ho preparato invece la lingua che ho accompagnato con un semplicissimo chimichurri verde su una base di citronette piuttosto che vinaigrette.
La lingua va cotta bollita, in Argentina si serve solitamente come aperitivo e a mio padre e a me piacevano moltissimo mentre mia madre si ritirava letteralmente dalla sala da pranzo, praticamente schifata!
Prepararla è semplicissimo: la lingua di bovino va messa in a acqua fredda salata e portata a bollore con carote, sedano, cipolle, aromi e due denti d'aglio.
Diciamo che per mezzo kg di lingua ci vuole una cottura di circa 1 ora- 1 ora 1/4. quando è tenera la ritirate dal vostro brodo, la lasciate riposare 5 min e cominciate a spellarla. Dopo la taglierete a fettine sottili.

Per il chimichurri verde su citronette: sciogliete un cucchiaino di sale nel succo di un limone piccolo, aggiungete 1 paio di cucchiai olio evo, un dente d'aglio tritato piccolissimo, sale, pepe e appena una puntina di peperoncino.
Poi aggiungete 3 scalogni tritati finissimi a coltello e tre cucchiai di prezzemolo, anche questo tritato molto sottile.

Servite la lingua con questo chimichurri verde che da un vibrante tocco di sapore, fresco ma intenso e leggermente acidulo.
Completate con qualche fiocco di sale affumicato qua e là.

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Pumpkin meringue-pie



Devo proprio dirvelo, a me non piace halloween, non ci posso fare niente. Vorrei tanto divertirmi come tutte le altre mamme a vestire i loro bambini di cadaveri o mostri sanguinanti, vorrei fare biscotti a forma di bara, scrivere sopra RIP e ridermela un mondo, ma purtroppo non mi viene.
Essendo nata in Argentina, sarei anche abbastanza americanizzata nei gusti e NY è anche una delle mie città preferite, ma niente da fare.
Probabilmente non trovo di buon gusto queste cose orride, probabilmente l'1 Novembre è il giorno dei morti e io, nella mia famiglia ne avrei tanti carissimi che non ci sono più, uno per tutti, mio padre per il quale ho un pensiero quasi tutti i giorni.
Tutto questo per dire che non ho fatto nessuna cupcakes o biscottino allusivo.
Per non sembrare troppo snob, ho comunque deciso di fare una pumpkin meringa pie presa dalla App Living di Martha Stewart che mi è piaciuta tantissimo anche nella presentazione, con questa meringa candida e quasi angelica, appena accarezzata da quel diavolo di cannello di fiamma ossidrica ;)

Per la base di frolla vedere qui

Per il ripieno di zucca
450 g di puro purè di zucca
250 g di latte condensato
3/4 di tazza di zucchero muscovado
1 cucchiaio abbondante di fecola di patate
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
3/4 cucchiaio di cannella in polvere
1/2 cucchiaio di giunger in polvere
1 pizzico di sale
3/4 di tazza di noci tritate a coltello grossolanamente

Per la meringa
4 albumi
1 tazza di zucchero a velo

Per ottenere il purè di zucca, lavarla bene, avvolgerla in carta stagnola e cuocerla intera in forno per 1 ora a 150 gradi (dipende della grandezza della zucca). Una volta morbida apritela a metà e prelevate la polpa semplicemente con un cucchiaio.
Preparate la frolla come indicato qui e fatela riposare in frigo.
Mescolate tutti gli ingredienti tranne le noci in un mixer incorporando bene il tutto in modo omogeneo. Aggiungete alla fine le noci mescolando.
Accendete il forno a 180 gradi.
Foderate una tortiera apribile di 28-30 cm con carta da cucina, estendete la frolla, foderate lo stampo tenendo i bordi un po' alti.
Versare all'interno il ripieno di zucca dolce e speziata.
Portare a cottura 25-30 min sino a che i bordi della frolla siano dorati.
Lasciar raffreddare e portare almeno 2 ore in frigo coprendola con pellicola.
Preparare la meringa sbattendo a massima velocità per 10 minuti gli albumi e lo zucchero a velo (io aggiungo anche 1 cucchiaino di cremor tartaro).
Togliere la crostata dal frigo e spalmarla con la meringa formando dei picchi con la spatola. Passare sopra il cannello in modo di dorare la meringa qua e là.

Un abbraccio a tutti, buona settimana :)
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Mexican wedding cakes (un po' diverse)



Buongiorno!
Chi mi conosce sa che a me, dei biscotti me ne interessa ben poco.
Il caso vuole però che i miei bambini ne vadano matti e non precisamente per quelli di frolla, a loro piacciono i chocolate wrinkle, i ricciarelli, i canestrelli, gli amaretti morbidi ecc.
Per fortuna anche questi sono tanto piaciuti :)
L'impasto di base è una mexican wedding cake (o Russian tea cakes, come vogliate chiamarle).
Io, chiaramente mi sono divertita a modificare la ricetta con ottimi risultati.
Ho sostituito lo zucchero semolato con il muscovado che adoro, ho aggiunto un cucchiaio di cacao amarissimo (Domori) e della buccia d'arancia candita (piccolo avanzo rimasto dalla mia ultima fatica), le noce pecan hanno dato spazio alle mandorle e per ultimo, una spolverata di pepe lungo (se non ce l'avete potete sostituirlo con fava tonka, vaniglia oppure cannella).
Sono semplicissimi e veloci da fare.

Le misure sono quelle americane, se comunque volete le conversioni le trovate in qui in alto.

1 tazza di mandorle pelate e tostate
1 tazza di farina 00
1 cucchiaino di pepe lungo macinato
1 pizzico di sale
1/4 tazza di zucchero muscovado
114 g di burro (1 stick)
2 cucchiai colmi di buccia d'arancia candita e tritata a coltello
Zucchero a velo q.b.

In un mixer tritare le mandorle, la farina, il sale, lo zucchero e il pepe lungo macinato.
Aggiungere il burro morbido e mixare ancora. Per ultimo incorporare i canditi mescolando bene con una spatola.
Avvolgere l'impasto in pellicola alimentare e tenere in frigo almeno 1 ora.
Accendere il forno a 180°.
Formare con il palmo della mano delle palline e disporle in una leccarda foderata con carta forno.
Infornare per 20-25 min sino a che avranno una doratura leggera. Ritirare dal forno, aspettare 5 min e passare su ogni lato ogni biscotto nello zucchero a velo.

Buona serata a tutti :)
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ravioli di ricotta, arancia, finocchietto e pistacchi con provola affumicata e una piccola storia




Vi racconto una piccola storia.
Dovete sapere che per tutta la mia infanzia e gran parte della adolescenza vissuta in Argentina, a casa mia, la Domenica si mangiavano i ravioli fatti in casa.
In Argentina non si mangia la pasta tutti i giorni e, a quei tempi, le famiglie di origine italiana come la mia "festeggiavano" la Domenica consumando un buon primo.
La mattina ci alzavamo presto e, con mia madre, facevamo il sugo e i ravioli, sempre ripieni di ricotta, prezzemolo, parmigiano e tanta noce moscata (che adoro, probabilmente come ricordo di questo piatto).
Lei faceva il sugo ed il impasto, io invece preparavo il ripieno, tiravo la pasta e riempivo sulla forma in metallo, i ravioli che poi separavo con una rotella che, udite udite.... era di argento!
Sabato mi sono alzata prestissimo, tra pensieri, piani, delusioni e bei ricordi. Quando il mio cuore è così irrequieto devo impastare!!! Dovendo poi consumare una forma intera di ottima ricotta rimasta dal Caseus Veneti, ho deciso che invece di fare la pastiera che adoro, avrei fatto i ravioli. Esagerata come sono io, nel bene e nel male, sono stata in cucina quasi 5 ore :)
È stato bello vedere entrare mio figlio e, con grande entusiasmo chiedermi se poteva fare anche lui, così ho avuto il mio piccolo al fianco armeggiando con al sac a poche e tagliando i ravioli con grande entusiasmo e bravura (tutto sua madre:).
Come vedete dal titolo del post, per quanto riguarda il ripieno, la ricetta l'ho cambiata e devo dire che ci è piaciuta molto!
Non ero sicura sulla salsa per accompagnarli e quindi ho usato il sugo di pomodoro che faccio in casa ma, forse ci starebbe bene con un pesto di sarde cotte nel succo di arance e qualche pistacchio qua e la. Buono invece l'abbinamento con un pò di provola affumicata di quelle da grattugiare.








Già che c'ero ho fatto anche delle tagliatelle e dei ravioloni grandi, questi li ha fatti il mio Ricky ;)

Per l'impasto della sfoglia delle sorelle Simili vedete qui.
Per il ripieno:
500 g di ricotta di pecora
sale himalaya
sale affumicato
La scorza di una arancia (verificate il vostro gusto personale, la mia arancia era piccola e dolcissima, poca acidità. unite prima la scorza di mezz'arancia e provate)
3 cucchiai di pistacchi leggermente tostati e tritati
qualche rametto di finocchio selvatico tritato
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
1 uovo piccolo
provola affumicata grattugiata per servire

Mescolate gli ingredienti del ripieno e lasciate raffreddare in frigo 1/2 ora. Semplicissimo! poi eseguite i ravioli, o bene con lo stampo per farli oppure fateli grandi come quelli della foto, a mano e con la rotella oppure con lo stampino apposito.

Fate bollire in abbondante acqua salata più o meno 5 min.
Servire

Buona settimana a tutti voi, besos :))


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Di Gennaro Esposito, Gianluca Fusto e il Lido di Venezia


Dirvi che è passato tanto tempo dal mio ultimo post è riduttivo.
In questi ultimi due mesi mi sono lasciata trasportare dalle mie vacanze, le mie emozioni e il mio lavoro.
Arrivo così, in punta di piedi e intimidita a darvi ancora un saluto affettuoso e a raccontarvi quello che è successo in tutto questo periodo di assenza sul blog.
È stato un estate particolare, dato che ho messo al primo posto me stessa e mi sono piacevolmente rilassata.
Agosto è passato in modalità "pura vacanza"
Alla fine del mese è arrivata la Mostra del Cinema del Lido nella quale, come sapete, ci lavoro da più di 10 anni come stampa.
Quest'anno non c'era il mio fotografo, ma ho avuto un giovanissimo e ottimo operatore che ho trascinato instancabilmente (poverino) qua e là, tra conferenze stampa, passerelle, interviste e feste, insomma, mi sono abbastanza divertita :)
Oggi voglio parlarvi di un piacevolissimo evento che ha unito il mondo del cinema ai piatti stellati della cucina di Gennaro Esposito e un morbido e commovente dolce finale eseguito da Gianluca Fusto, una "gentilezza" fuori programma data a tutti noi presenti :))
Nella sezione "La casa degli Autori" è stato presentato il Documentario "Più come un artista" della regista Elisabetta Pandimiglio.
I protagonisti sono lo chef Gennaro Esposito, il suo rinomato ristorante, La Torre del Saracino, la sua brigata e la sua cucina dove si vivono conflitti e passioni, amori e disincontri.




Il programma della serata consiste inizialmente nel servizio degli antipasti. Alle 22.00 è prevista la visione del documentario e verso le 23.15 vengono serviti 3 deliziosi primi.
Vorrete sapere sicuramente in dettaglio le meraviglie che ci sono state offerte, ecco a voi il menù in dettaglio (trascrivo fedelmente dal programma)




Antipasti:
- Palamita alla brace con melanzane alla scapece e zappetta di pomodoro
- Pescato del giorno con crema di patate al limone e fagiolini
- Alici in carpione con salsa di albicocche e pesto di fiori di zucca
- Cozze ripiene di fior di ricotta e purea di melanzane
- Calamaro ripieno con gamberi e verdure
- Polpetta di melanzane e provola affumicata
- Mozzarella di Bufala

La pasta di Gennaro
- Candele spezzate alla genovese
- Minestra di pasta mista con piccoli pesci di scoglio e crostacei
- Mezzi paccheri con pomodorino di Corbara

Premesso che sono riuscita a degustare solo 3 antipasti, tutti e tre avevano delle particolarità che mi sono tanto piaciute: la brunoise di albicocche che accompagnava le alici era favolosa perché dava una punta di dolcezza e di acidità che combinata con le alici mi ha proprio conquistata; la crema di patate al limone abbinata al pescato del giorno mi è arrivata al cuore, come dire : accompagnare il pesce con una cremina di patate, ma che sia quella giusta, con il limone insomma. L'antipasto che ho più amato però è stato il calamaro ripieno, piccolo, è un tutt'uno che esplode in bocca e ti riempie fino al naso di profumi e sapori complessi e perfettamente equilibrati, estremamente fresco e di grande carattere.

A seguire, la visione del film, un documentario estremamente realistico e con pochi fronzoli che ci fa conoscere Gennaro Esposito più da vicino e ogni componente della sua brigata di cucina, ognuno con le proprie caratteristiche umane e professionali.
Carinissimo l'inizio, nel quale Gennaro riflette sulla condizione degli chef di oggi: "Una volta, se dicevi a una ragazza che facevi il cuoco, lei ti guardava come si guarda un bandito. Oggi non è più così, anzi, sei considerato quasi un artista".

A seguire, la degustazione delle paste di Gennaro. Se devo dire la verità, mi si è sciolto il cuore con la minestra di pasta mista di gragnano e piccoli pesci di scoglio, tanto che ho fatto il bis. Non c'è un mio commento che possa essere alla altezza.

Per finire, Gianluca Fusto ha creato un dessert alla apparenza molto semplice ma in verità con molti ingredienti tra i quali mandorle, pomodoro, cioccolata, lemongrass, frutti di bosco... insomma, una cremosità avvolgente con innumerevoli sfumature di sapore e diverse punte di acidità sapientemente abbinate. Ho davvero adorato :)




Bellissima serata alla pagoda del Hotel Des Bains al Lido.
Gennaro Esposito è stato enorme come enormi sono la sua testa ed il suo cuore!

A presto, vi auguro a tutti buona settimana:)
PS. scusate per le foto, c'era pochissima luce!!


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Crostata di ciliegie con meringa alle mandorle




Buone vacanze a tutti!
Oggi vi lascio una ricetta di famiglia che è stata insegnata a mia suocera nella prima metà del secolo scorso.
Non dubito che qualcuno la conoscerà ma, difatti, non si vede quasi in giro, come se non esistesse.
Devo dire che è una delle mie crostate preferite, semplicemente irresistibile.
La ricetta tramandata originale prevede una frolla troppo burrosa che a me non piace. Rimango fedele alla frolla di Montersino anche per questa crostata.
Il ripieno e una marmellata di ciliegie ma potete utilizzare quella che più vi aggrada.
Sono ancora al mare, in capanna e con una bella tempesta di vento, così, bella vestita, scrivo questo post. Inutile dire che la tecnica, ogni tanto ha i suoi vantaggi.










Per uno stampo, meglio apribile, di 30 cm

per la frolla:
250 gr di farina
150 gr di burro morbido a pezzettini e freddo
100 gr di zucchero
40 gr di tuorli
1 cucchiaino di lievito per torte
1 pizzico di sale
buccia di limone q.b.

Marmellata di ciliegie

2 albumi
100 g di zucchero a velo
200 g di mandorle pelate e tritate grossolanamente

Preparate la frolla mescolando tutti gli ingredienti e lasciatela riposare in frigo almeno 1 ora.
Stendere la frolla nello stampo e riporre ancora in frigo.
Accendere il forno a 180 gradi.
Montare gli albumi, non a neve molto ferma ma piuttosto cremosi aggiungendo poco alla volta lo zucchero a velo e le mandorle tritate.
Stendere la marmellata sopra la frolla.
Stendere per ultimo gli albumi e portare in forno 25-30 min. posizionando la griglia in basso in modo di non bruciare la meringa.
La meringa non deve dorare troppo.
Ritirare, lasciare raffreddare, togliere dallo stampo e spargere poco zucchero a velo sopra.

Un abbraccio a tutti, a presto :)



Pollo alla Kiev



Agosto è arrivato, il mese delle vacanze estive!
Vi auguro di passare delle bellissime vacanze, ad ognuno nel suo stile e desiderio ;))
Io sono già in vacanza e posto questa ricetta con una applicazione per iPad che risolverebbe il problema dell'inserimento delle foto in blogger. Siete avvisati, se vedete qualcosa che non va, portate pazienza...

Una delizia dalla quale mi ero dimenticata ma che, in Argentina, mangiavo spesso.

C'era la versione originale (questa) e un'altra con ripieno di prosciutto e formaggio

Ci dirà Giulia se questa è la vera ricetta, intanto, velocemente ve la spiego. È facilissima!
Ho utilizzato 1 kg di pollo e basta per 4-5 persone.
Prendete dei petti di pollo e tagliateli a fette come se doveste fare le cotolette, battere le fettine di pollo molto sottili, salate e pepate.
Tritare a coltello abbondante prezzemolo e un paio di denti d'aglio.
Riempire le fettine di pollo con il trito di aglio e prezzemolo e aggiungere una piccola noce di burro, salare e chiudere arrotolando e formando un involtino.
Ogni involtino va passato nella farina, poi nell'uovo sbattuto e poi in abbondante pan grattato, meglio se fatto in casa e aromatizzato con erbe e sale.
In una larga padella antiaderente scaldate dell'olio e cuocete gli involtini girando in modo di renderlo cotti e dorati uniformemente.
Un abbraccio a tutti:)

Team for Children

foto di Roberto Borsato per la Cucina di qb

Qualche settimana fa abbiamo partecipato all'organizzazione dell'evento per Team for Children.
Lo scopo dell'Associazione è aiutare i bambini malati e le loro famiglie per quanto riguarda i ricoveri in ospedale e la loro assistenza complessiva, sia fisica che psicologica.
Uno scopo davvero importante che mi stà molto a cuore.
La serata è stata un vero successo e sono contenta di aver dato il mio piccolo contributo.
Per più informazioni vi rimando anche al sito di Annamaria che scrive e racconta molto meglio di me.
Per adesso, vi lascio qualche foto fatta da Roberto Borsato. 

foto di Roberto Borsato per la Cucina di qb
Il parco
  
foto di Roberto Borsato per la Cucina di qb
I ragazzi, bravissimi!

foto di Roberto Borsato per la Cucina di qb
Angoli di serenità

foto di Roberto Borsato per la Cucina di qb
Barbara e Annamaria con Stefano Pilotti  :)

foto di Roberto Borsato per la Cucina di qb
Le danze

Soufflè glacè di cocco con crema di lime


In questo freddo e piovoso pomeriggio vi propongo questo soufflè glacè, tema del MTC di questo mese.
Ho tanto pensato alla ricetta, la sognavo tropicale, fresca, calda e allo stesso tempo con quella punta acidula.
Incredibile fare questo post oggi, degustando un ottimo tè Damman Frers, caldissimo e ascoltando boleros de Manzanero e Guillot, che in fondo, cocco e lime mi richiamano tanto el Caribe :)
Non mi lamento, assolutamente. Adoro questi pomeriggi un po bui e freddi, assolutamente romantici!
Credo sia un ottimo break a tanto caldo che, state sicuri, arriverà prepotente tra pochi giorni :)
La ricetta è stata inspirata al libro di Knam, con qualche modifica imposta dalle regole della gara.
Risultato assolutamente delizioso :))
Delusa invece, dei miei stampini in silicone, molto belli, ma che non hanno prodotto un glacè dalla forma perfetta (come quelli del libro di Knam).

Per il soufflè
250 g di panna liquida
150 ml di latte
80 g di cocco
3 albumi
200 g di zucchero a velo
100 ml d'acqua per lo sciroppo

Portare ad ebollizione il latte, aggiungere il cocco e lasciare in infusione fino a raffreddamento. Passare al colino.Tenere il latte da parte.
Preparare lo sciroppo con l'acqua e lo zucchero. intanto fare la meringa: montare gli albumi a neve fermissima. Versare a filo lo sciroppo sugli albumi, continuando a sbattere sino a che sarà freddo, portare in frigo.
Montare la panna, aggiungere la batida de cocco e il latte mescolando tutto molto bene.
Aggiungere gli albumi mescolando delicatamente con un cucchiaio di legno.
Versare il composto negli stampini e portare in freezer per almeno 3-4 ore.

Per la crema di lime
125 ml di lime
3 tuorli
100 g di zucchero
200 ml di latte
1 cucchiaio di maizena

Sbattere i tuorli con lo zucchero sino a che diventino chiari.
Diluire la maizena con il succo di lime e poi aggiungere a filo il latte mescolando continuamente.
Disporre tutto in un pentolino a fiamma basissima e cuocere mescolando sempre. Far sobbollire 3 minuti sino a che la crema si addensa.

Con questa ricetta partecipo al MTC Challenge di questo mese.
MTChallenge di luglio - la ricetta della sfida è...



13 anni


Oggi vi lascio un post fatto di poche parole ma tanto sentimento.
Ieri abbiamo celebrato 13 anni di matrimonio.
Finalmente abbiamo scanerizzato qualche foto. Oggi le vorrei condividere con voi :)



Dopo due anni insieme, in una caldissima giornata estiva abbiamo detto Sì, con grande emozione.
Oggi vorrei riflettere e rinnovare le mie promesse.

E' facile stare insieme quando tutto va bene.
E' già più complicato quando si vivono brutti momenti (che purtroppo esistono!)



Dopo la festa, quel 18 Luglio 1998, abbiamo passato la notte al Hotel Gabrielli, a Venezia.
Dal nostro terrazzino abbiamo guardato i fuochi del Redentore


La mattina dopo siamo partiti in crociera:)


Ringrazio Dio per questa mia vita così ricca e piena di contrasti e per i miei meravigliosi figli.
Prego di poter continuare l'altra metà di vita che mi resta con forza e determinazione, facendo sempre del mio meglio :))

Un abbraccio a tutti!!